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Psicoterapia
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L’interpretazione dei sogni rappresenta una delle tecniche che, secondo il terapeuta americano Irvin Yalom, andrebbero integrate all’interno della psicoterapia. I sogni sono in grado di veicolare tutta una serie di temi e significati preziosi per la buona riuscita della terapia. Ma è necessario un approccio molto particolare. Se è vero, come sosteneva Freud, che i sogni sono “la via regia per l’inconscio”, traducendo in immagini e contenuti visivi i problemi più profondi del paziente, per lavorare correttamente sui sogni durante un percorso psicoterapeutico occorre partire da un presupposto: è impossibile fornire un’interpretazione completa di un sogno.
Anzi, sarebbe del tutto inutile.
Non si tratta di un gioco ermeneutico. L’interpretazione fine a sé stessa non è utile al paziente. L’obiettivo, cioè, non è spiegare il contenuto del sogno, sviscerarne il significato attraverso il riconoscimento dei simboli. Piuttosto il terapeuta può lavorare sul materiale onirico per isolare alcuni argomenti e problemi e discuterli con il paziente, lasciando da parte il resto. È importante, infatti, contestualizzare il sogno all’interno del percorso di psicoterapia e utilizzarlo per favorire lo sciogliersi di alcuni nodi o l’accelerazione di alcuni processi che portano non solo verso la guarigione dal sintomo, ma a una più profonda consapevolezza.
Il sogno all’inizio della psicoterapia
Indice
Yalom sostiene, in definitiva, che bisogna usare i sogni in modo pragmatico. Per farlo occorre “saccheggiarli” cioè estrarre tutto ciò che è utile alla terapia. Un sogno avuto quando si comincia ad andare dallo psicoterapeuta ha un valore diverso rispetto a un altro, fatto quando il percorso sta per concludersi.
Facciamo un esempio:
Un paziente racconta un sogno avuto subito la notte successiva alla prima seduta di psicoterapia. Si trovava in un grande magazzino perché doveva fare degli acquisti per un viaggio. Alcune delle cose che cercava, però, non erano presenti. Perciò andava nel seminterrato, scendendo lungo delle scale oscure e malferme. Aveva paura, ma all’improvviso vedeva una lucertola. Quest’animale gli suggerisce un pensiero positivo: le lucertole gli piacciono perché non sono mai cambiate in milioni di anni.
PIù tardi, dopo essere risalito, cercava la sua macchina, che nel sogno aveva assunto i colori dell’arcobaleno, ma non riusciva a trovarla. C’era sua moglie, ma era talmente carico di pacchetti e buste da non riuscire neanche ad andarle incontro. C’erano anche i suoi genitori, ma avevano l’aspetto di uomini selvaggi, impegnati nel tentativo di accendere un fuoco nel parcheggio del grande magazzino.
Gli elementi del sogno sono molteplici, ma non tutti possono essere affrontati nelle prime sedute. I colloqui sono ancora agli inizi e l’obiettivo, in questa fase, e aiutare il paziente a iniziare serenamente questo percorso, superando le proprie resistenze iniziali e sviluppando quella fiducia che è fondamentale per l’alleanza terapeutica. Il sogno, infatti, ha molti elementi che richiamano l’inizio della terapia.
Innanzitutto l’idea del viaggio: la psicoterapia è un percorso, un vero e proprio cammino all’interno di sé stessi. Il paziente si sente impreparato a questa nuova avventura, come dimostra il fatto di non riuscire a trovare quello che gli serve. Le cose di cui ha bisogno sono nel seminterrato, che rappresenta le profondità della psiche, l’inconscio, oscuro e pauroso, un luogo in cui è difficile penetrare. C’è anche una resistenza al cambiamento che si esprime nell’immagine della lucertola, sempre uguale a sé stessa. L’idea è quella che l’incontro con il terapeuta possa produrre dei cambiamenti significativi che non si è in grado o non si vuole affrontare. Tutto il resto cioè l’immagine della moglie e quella dei genitori, che pure rimandano a dei vissuti irrisolti con queste figure, a difficoltà nei rapporti e nella comunicazione, viene messo da parte. Non perché sia meno importante, ma perché in questo frangente non è utile ad avviare il rapporto terapeutico.
Occorre, dunque, riferirsi sempre agli elementi che hanno a che vedere con lo stadio raggiunto nelle varie sedute.
Interpretare i sogni: alcuni consigli
Per poter lavorare all’interpretazione dei sogni è necessario, innanzitutto, avere a disposizione del materiale. Molti pazienti, quando arrivano in terapia, sostengono di non sognare affatto o di non ricordare il sogno. Un consiglio sempre valido è quello di tenere a portata di mano, vicino al letto, un taccuino, su cui annotare quel che si ricorda del sogno al mattino o durante la notte, se ci si sveglia improvvisamente. Al risveglio è sempre bene ripercorrere mentalmente il sogno, ancora prima di aprire gli occhi.
I più importanti sono gli incubi o i sogni ricorrenti o che si ripresentano almeno due volte.
La prima domanda da fare durante la seduta dovrebbe riguardare le emozioni e i sentimenti provati durante il sogno. Si potrebbe anche provare a chiedere al paziente di scegliere una parte del sogno e poi procedere per libere associazioni. Si può dire qualsiasi cosa venga in mente, senza censure, riportando anche quei pensieri che sembrano sciocchi o senza senso. Fondamentale risulta anche la discussione riguardo gli avvenimenti importanti accaduti il giorno prima del sogno. Secondo la formulazione di Freud, infatti, i sogni prendono in prestito materiali da costruzione dal “residuo giornaliero” ma perché le immagini vengano incorporate è necessario che siano rinforzate da interessi più antichi.
Il sogno, dunque, pesca dai fatti recenti, ma ne rievoca altri, più antichi e sedimentati nella psiche.
Può essere utile, inoltre, considerare tutte le figure presenti all’interno del sogno come parti o aspetti diversi del sognatore. Secondo il terapeuta Fritz Pearls i vari personaggi e persino gli oggetti possono rappresentare una componente del paziente che li sogna.
Facendo attenzione ai sogni e ai loro elementi è possibile aprire nuove prospettive alla terapia.
Quando il paziente sogna il terapeuta
Tra i sogni che possono rivelarsi importante materia di riflessione e lavoro durante le sedute di psicoterapia ci sono i sogni che coinvolgono il terapeuta stesso o un suo sostituto simbolico. Questo tipo di sogni, infatti, può suggerire molte informazioni riguardo la relazione tra terapeuta e paziente.
Yalom fa l’esempio di un suo paziente che gli racconta di aver sognato di essere nel suo studio e di sentire il terapeuta stesso che gli diceva: “lei è un tipo strano, non ho mai visto nessuno come lei prima”. Si parte dalle sensazioni provate durante il sogno, cioè un senso di calore e accoglienza, e ci si avvia a una comprensione che aiuta la pratica terapeutica. Si tratta, infatti, di un paziente affetto da alcune pratiche ossessivo-compulsive, che sottovaluta profondamente gli aspetti positivi della sua persona: intelligenza, ampio spettro di conoscenza e interessi, la dedizione al proprio dovere. C’è in quest’individuo la convinzione che il terapeuta si possa interessare al suo caso solo come a uno stano scherzo della natura. Al di sotto si situa una completa mancanza di autostima, l’auto-disprezzo e la paura costante di essere abbandonato. Il sogno, così, porta nella direzione di una presa di coscienza riguardo questi aspetti della vita del paziente.
I sogni servono ad aprire porte e precorrere nuove strade.