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Psicologia
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di Giulia Gregorini, psicologa e psicoterapeuta
La realtà quotidiana è stata stravolta dal virus letale e invisibile Covid-19, che si è inevitabilmente configurato come un fenomeno collettivo paranormativo e traumatico, segnando lo spartiacque tra un prima e un dopo, non solo temporalmente ma strutturalmente.
Dopo un primo momento di emergenza, in cui le energie si sono sintonizzate sulla sopravvivenza, l’attuale fase di transizione, resa possibile a partire da un contenimento dell’allarme sanitario, sembra far emergere le ansie e le angosce sul futuro.
L’ansia del futuro
Indice
L’avvenire, come tutto ciò che non si conosce e su cui non si può esercitare un controllo, può suscitare paura e ansia, ancor più se connesse ad un evidente piano di realtà che si è reso crudamente eco tangibile del proprio sentimento di impotenza, risvegliando la consapevolezza sulla dimensione umana che inevitabilmente si confronta con la morte.
Tra le comprensibili preoccupazioni relative ai problemi pratico-economici e al senso di precarietà, già caratteristico del tempo odierno e rinforzato dagli eventi, è fondamentale far luce sugli aspetti psicologici, emotivi e relazionali che incidono sulla modalità di fronteggiare la gestione delle nuove sfide quotidiane.
Un’emergenza, che la comunicazione pubblica ha presentato con due volti, quello sanitario e quello economico, tralasciando il fondamentale profilo psicologico, può costituirsi come crisi evolutiva se attraversata con consapevolezza, non solo guardando fuori da sé ma ponendo attenzione al proprio mondo interno e relazionale.
Dal contatto alla relazione
La realtà provocata dal Covid-19 ci impone una riflessione fondamentale sul tema “Relazione”.
Il distanziamento fisico, come elemento connotativo dei molteplici mutamenti in atto, se da una parte ha risvegliato la consapevolezza sul calore e la potenza del contatto umano, non sostituibili da alcuna forma avanzata di tecnologia e di modalità interattiva virtuale, dall’altra ci permette di riflettere su quanti altri contatti stavamo già perdendo seppur nella prossimità.
La relazione con se stessi nella nuova scansione del tempo, prima strutturato sull’organizzazione frenetica delle molteplici attività, è entrata in crisi, facendo emergere come, per molti, il fare incessante svolgeva la funzione di antidoto dal sentire, dallo stare in contatto con se stessi, con i propri vissuti interiori. Meno si è consapevoli dei propri bisogni, delle ferite antiche, del proprio senso identitario e più il sentire rimosso o congelato si trasforma in agiti concreti e in ostacolo nell’incontro con l’altro e nelle relazioni interpersonali.
Se il livello di inconsapevolezza di sé è troppo elevato, infatti, si proiettano sull’altro i propri stati d’animo e vissuti inconsci, compromettendo la possibilità di reale conoscenza e intimità.
Soffermando l’attenzione sulle relazioni familiari, si propongono alcuni input di riflessione, alla luce della difficoltà esperita da molte famiglie nella riorganizzazione dei tempi e degli spazi quotidiani, spesso veicolo di conflitti e lente d’ingrandimento su difficoltà pregresse.
Le famiglie al tempo del Covid-19
La scelta consapevole dell’utilizzo del plurale “famiglie” intende rappresentare l’esistenza di molteplici modalità attuali di “fare ed essere famiglia”.
Considerando la famiglia come sistema in costante trasformazione fra continuità e crescita, in grado di autogovernarsi mediante regole sviluppatesi nel tempo e in interazione con altri sistemi sociali, il comportamento del singolo assume significato all’interno delle relazioni familiari.
Ogni sottosistema familiare influenza ed è influenzato dall’altro, ciò significa che, per esempio, la dimensione della relazione di coppia è interdipendente con quella della genitorialità.
Sovente, più o meno consapevolmente, un figlio può essere triangolato nei conflitti di coppia, prendendo le parti di un genitore contro l’altro o sviluppando un sintomo per deviare il conflitto coniugale, spostando e catturando l’attenzione.
La prospettiva teorica del “ciclo vitale della famiglia” osserva lo sviluppo del sistema familiare nel tempo, nella sua architettura trigenerazionale, attraverso l’individuazione di specifiche fasi di sviluppo, ciascuna contraddistinta da compiti evolutivi necessari per garantire la crescita dell’individuo e del sistema familiare.
Il tempo della famiglia è quindi scandito da eventi critici normativi, attesi e prevedibili, come il matrimonio, la nascita di un figlio, l’uscita da casa di un figlio adulto ecc., che connotano ogni fase del ciclo vitale.
Per una famiglia con figli adolescenti per esempio è centrale il compito di rinegoziare la relazione genitori-figli per favorire il processo di reciproca separazione e quindi la costruzione identitaria del figlio che necessita di una graduale autonomia.
Se il medesimo compito non viene risolto si rifletterà nella successiva fase di sviluppo che prevede lo svincolo del figlio dalla famiglia d’origine, che con molta probabilità non riuscirà a distaccarsi.
Il sintomo, il disagio di un membro della famiglia, evidenzia quindi un blocco evolutivo dell’intero sistema, sottendendo una richiesta di aiuto per crescere e sciogliere i nodi irrisolti, spesso trasmessi da una generazione all’altra.
Accanto agli eventi normativi vi sono quelli “paranormativi scelti”, come il divorzio e i “paranormativi inattesi” come la pandemia che stiamo vivendo.
Gli eventi critici possono comportare una regressione individuale e familiare, arrestando il tempo di sviluppo. La cronicizzazione della medesima condizione configura un elemento incisivo nell’eziopatogenesi delle sofferenze psichiche.
È quindi importante prevenire questo rischio, considerando alcuni aspetti a tutela del benessere personale e familiare.
Come affrontare la quotidianità del Covid-19 in famiglia?
Se le caratteristiche intrinseche ad ogni nucleo familiare, la conformazione, la fase del ciclo vitale, le condizioni abitative e socio-economiche inevitabilmente pongono degli accenti di differenza, vi sono elementi trasversali che riguardano l’esperienza comune delle famiglie e che possono tradursi in brevi suggerimenti.
Garantire la presenza di spazi personali
Il maggior tempo trascorso in casa può comportare una difficoltà di gestione negli spazi.
È fondamentale tutelare la presenza di spazi personali, sia per i genitori che per i figli.
Lo spazio personale fisico può infatti favorire anche l’ascolto di sé stessi, nutrendo le relazioni di un maggiore equilibrio individuale.
All’interno di una famiglia i confini delineano il livello di vicinanza e separazione tra un membro e l’altro, determinando la qualità della condivisione. È importante che vi siano confini chiari e flessibili che favoriscano vicinanza e non invasione, separazione e non distanza eccessiva, garantendo la possibilità di esistere come individui stando in relazione con gli altri.
Favorire momenti di dialogo
È importare creare dei momenti di dialogo condiviso, in cui ciascuno possa esprimere propri pensieri e bisogni. Può essere utile confrontarsi sui timori connessi al Coronavirus ma anche spaziare con argomenti altri e con uno sguardo di costruzione al futuro.
Creare occasioni per “fare insieme”
Il fare delle cose insieme, come cucinare, guardare un film può allievare i vissuti di eccessiva angoscia e di inutilità, provocata da un tempo presumibilmente meno produttivo del precedente.
Stabilire compiti e responsabilità individuali
Oltre agli impegni scolastici e alle mansioni lavorative è fondamentale favorire la responsabilizzazione per ciascun componente, proporzionata all’età, rispetto alla cura della casa.
Anche per gli adolescenti ad esempio è molto importante prendersi cura della propria stanza sia perché è un modo indiretto di prendersi cura di sé sia perché educa alla responsabilità, all’impegno nella relazione e contribuisce a disegnare un confine personale.
Curare i rapporti con l’esterno
È importante, nelle modalità consentite, promuovere una continuità delle relazioni familiari (con la famiglia allargata, nonni, zii, cugini ecc.) e dei rapporti amicali.
Fare attenzione all’utilizzo dei dispositivi tecnologici
Relativamente all’informazione, in casa è importante far riferimento a fonti attendibili sull’aggiornamento dei dati e delle condizioni effettive dell’evoluzione del Covid-19, evitando notizie poco sicure che possono generare ulteriore ansia.
Rispetto all’utilizzo dei dispositivi pc e smartphone è auspicabile che essi si configurino come strumento di relazione e con come veicolo di isolamento.
Riconoscere le risorse e le fragilità
La consapevolezza sull’integrazione dei punti di forza e di criticità personali e familiari è sempre una determinante del benessere piscologico. Ancor più in questo momento di inevitabile difficoltà, è fondamentale riconoscere le risorse e le fragilità all’interno della famiglia.
Laddove il livello di sofferenza individuale e/o relazionale sia elevato è importante potersi permettere di chiedere aiuto. Il supporto psicoterapeutico individuale, di coppia o familiare si configura non solo come intervento competente di sostegno ma anche come fattore preventivo che contrasta la cronicizzazione del disagio e l’insorgenza di manifestazioni somatiche.
Il tempo del Coronavirus può quindi rappresentare un territorio di scoperta e crescita per le famiglie, in cui rinforzare il senso di appartenenza, come base sicura da cui poter muovere passi per i percorsi evolutivi individuali.