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Psicologia / Psicoterapia
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“La personalità è quasi interamente il prodotto dell’interazione con altri esseri umani importanti, cosicché il bisogno di essere legato agli altri diviene necessario alla sopravvivenza ed è fonte dello sviluppo di un concetto di sé basato sulle valutazioni altrui riflesse sull’Io” [Yalom 1970]
Terapia di gruppo, evoluzione naturale della psicoterapia individuale
Indice
La psicoterapia nella sua forma più comune e nota al grande pubblico prevede, di solito, un rapporto a due tra paziente e terapeuta che, instaurando un particolare tipo di alleanza, l’alleanza terapeutica, mirano ad un obiettivo comune: il cambiamento, raggiungibile attraverso l’acquisizione di una maggiore consapevolezza di sé. La relazione, che si sviluppa sulla base dei modelli di attaccamento, funge da base sicura, necessaria a consentire al paziente di esplorare ricordi, emozioni e vissuti che, sprovvisto degli strumenti necessari, non sarebbe in grado di far emergere alla coscienza.
La vita, però, non si esaurisce in rapporti interpersonali limitati a due soggetti: gran parte dell’esperienza umana, fisica ma soprattutto psichica, avviene in gruppo. Dal nucleo fondamentale con cui ci si confronta fin dalla nascita rappresentato dalla famiglia, alle relazioni amicali passando per quelle lavorative, l’individuo si trova a far parte di una rete complessa di relazioni. E la sua personalità, come sottolineato dal passo di Yalom riportato in apertura di testo, ne risulta plasmata. Di fronte alla complessità reale delle dinamiche entro le quali il singolo forma i propri legami, la terapia di gruppo si presenta quasi come l’evoluzione naturale della psicoterapia ad orientamento psicodinamico, un superamento della “monade meccanicistica e pulsionale”. La psicoterapia di gruppo, infatti, consente proprio di esplorare il mondo delle relazioni in modo inedito rispetto ad una terapia individuale.
Gli aspetti fondamentali della terapia di gruppo
Il gruppo che si riunisce e comunica in modo regolare diventa un sistema microsociale, all’interno del quale si attivano i modelli operativi dei singoli individui.
Da questa prospettiva del tutto peculiare la base sicura non è più rappresentata dal rapporto singolo con il terapeuta, che diviene il conduttore, ma viene costruita e alimentata dal gruppo.
Si innescano così una serie di fattori di sostegno e di fattori terapeutici legati proprio alla dimensione plurale: da un lato troviamo elementi quali l’appartenenza, la coesione, la condivisione; dall’altro il rispecchiamento, la risonanza, l’apprendimento interpersonale etc… ma, soprattutto, è possibile osservare una serie di dinamiche che, nella terapia individuale, non si verificano.
L’aspetto realmente interessante è che nella terapia di gruppo i singoli membri sono come fratelli, tutti posti allo stesso livello e ciò consente di lavorare non solo in verticale – come con il singolo, attraverso lo scavo in profondità -, ma in orizzontale, per rimandi e connessioni.
Il contesto gruppale, dunque, diviene l’habitat naturale della riflessione giacché la presenza di una molteplicità di individui permette il dispiegarsi di un ventaglio vastissimo di rimandi e chiavi di lettura, di feedback e rispecchiamenti. Anthony utilizza la metafora del gruppo come sala degli specchi per evidenziare come l’individuo nel rapporto con gli altri venga posto di fronte a vari aspetti della propria immagine sociale, psicologica e fisica.
Il conduttore, di conseguenza, ha il compito di integrare le diverse forze che si attivano cioè i processi individuali, le dinamiche interpersonali e il gruppo come totalità, avendo di fronte la necessità di studiare il microcosmo-gruppo nella sua totalità significante, arrivando ad un alto livello di complessità.
Una forma del tutto particolare della terapia di gruppo è sicuramente lo psicodramma (ideato da Jacob Levy Moreno nel 1921): si tratta di un “gioco drammatico libero” in cui i soggetti coinvolti esteriorizzano, verbalizzandolo o improvvisandolo scenicamente, il proprio vissuto personale.
Questa tecnica consente di cambiare i ruoli e di sovvertire il punto di vista, nonché di esplorare il modo in cui si entra in contatto con gli altri. Il singolo, per mezzo dello psicodramma, può avviare il dialogo con i diversi aspetti della propria vita, i desideri, le aspettative, i dubbi all’interno di un’atmosfera rassicurante e protettiva che favorisce la spontaneità e gli permette di fare esperienza una seconda volta di vicende e vissuti.
Terapia di gruppo: fratelli nella cura
ultima modifica: 12/12/2016
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