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Psicologia
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Articolo della dottoressa Giulia Gregorini, psicologa e psicoterapeuta
Nell’immaginario collettivo la vacanza rappresenta un momento distensivo, di riposo e spensieratezza, desiderato e atteso. In realtà, il rapporto delle persone, ed in particolare delle coppie, con la vacanza non è lineare ed esente da difficoltà.
La coppia: il fallimento della teoria della mezza mela
Indice
Il terreno della relazione di coppia costituisce uno spazio di incontro tra due soggettività, tra due storie familiari e riflette il grado di maturità emotiva dei due partner.
La scelta del partner non è puramente casuale e totalmente consapevole. Oltre all’attrazione e agli elementi che ci fanno avvicinare all’altro, vi sono motivazioni inconsce che facilitano l’unione tra due persone.
L’incastro di coppia rappresenta un incontro tra bisogni reciproci, spesso non soddisfatti nella propria storia di sviluppo, connessi al rapporto con la propria famiglia d’origine, che cercano illusoriamente compensazione nel legame amoroso.
La maturità emotiva dei due partner determina la possibilità di incontro autentico e reale.
Il grado di conoscenza e consapevolezza di sé e il processo di separazione dalla propria famiglia d’origine costituiscono le fondamenta essenziali per la costruzione di un rapporto basato sull’intimità e non sulla dipendenza.
Il rapporto di coppia è chiamato ad evolvere parallelamente alla crescita dei due partner, che non sempre riesce ad essere sincrona ed armonica.
Le fasi del ciclo vitale di una coppia presentano numerose sfide evolutive, momenti critici essenziali, come quello rappresentato dal passaggio dall’innamoramento all’amore. L’innamoramento si fonda in parte sull’idealizzazione dell’altro e del rapporto, l’amore maturo attraversa la delusione e prevede l’accettazione dell’altro reale con le sue mancanze.
Un’altra fase critica fondamentale è rappresentata dalla nascita di un figlio, e dunque dal passaggio da due a tre.
Anche la possibilità di riconoscere ed affrontare una crisi, intesa come possibilità di crescita, rispecchia il grado di maturità emotiva dei due partner e dunque il livello di dipendenza tra gli stessi.
Se il legame di coppia fonda su un eccessiva dipendenza, con molta probabilità sarà poco possibile riconoscere il malessere, in quanto la crescita viene inconsciamente vissuta come una minaccia per l’unione. Una crisi di coppia non riconosciuta e non attraversata tenderà a “spostarsi” su altri aspetti, come il malessere somatizzato di un figlio.
È quindi evidente come per esserci un Noi di coppia è fondamentale che ci siano un Io e un Tu, sufficientemente vicini e separati. Per riprendere l’immagine metaforica della mezza mela: sono necessarie due mele intere per formare un reale legame a due.
La vacanza: il boom delle crisi di coppia
I momenti critici, dunque, non sono necessariamente connessi ad eventi negativi, bensì rappresentano momenti potenzialmente evolutivi, nascondono la necessità di crescita, sovente desiderata, quanto temuta.
La coppia dei tempi odierni vive in una società complessa, in cui i ritmi di vita individuali sono spesso incessanti e frenetici e rari i momenti di incontro.
Il livello di condivisione emotiva è spesso invaso dalla gestione di questioni pratiche e logistiche.
Il fare frenetico costituisce anche un potente antidoto dal sentire, dall’ascoltare se stessi e l’altro, e facilita la negazione di un eventuale crisi di coppia.
La vacanza prevede un fermarsi, e spesso risveglia quei vissuti emotivi non contattati nella routine quotidiana; apre alla possibilità di condividere del tempo, creando uno spazio di confronto, spesso temuto. Decadono le barriere degli impegni e del lavoro.
La vacanza evoca inoltre il rapporto che le persone hanno con il controllo e con il piacere.
Dal bisogno di controllare al diritto di sperimentare il piacere
Per quanto faticoso, l’equilibrio quotidiano rappresenta un’illusoria possibilità di controllo, sia sugli impegni pratici, tendenzialmente prevedibili e stabili, sia sui propri stati d’animo e sentimenti. In vacanza il bisogno di controllare entra inevitabilmente in crisi, di fronte all’incontro con il nuovo (località, persone, attività ecc.) e al più sommerso timore di incontrare se stessi e il partner in profondità.
Inoltre, la vacanza costituisce un momento potenzialmente positivo, dedito al piacere e alla sospensione del senso del dovere.
“Per quanto possa sembrare paradossale, quello che a molti di noi manca è il coraggio di tollerare la felicità senza autosabotarsi“: questa citazione dell’autore Nathaniel Branden rispecchia fedelmente un vissuto molto diffuso.
Spesso il rapporto con la positività e con il piacere viene vissuto con profonda ambivalenza, connessa a ragioni legate alla propria soggettività e alla personale storia di sviluppo.
Le persone possono inconsciamente sentirsi poco in diritto di stare sufficientemente bene, sentendo di dover espiare sensi di colpa arcaici, di dover mantenere una determinata immagine di sè, di dover essere leali a vissuti familiari di dolore, sofferenza e mancanza.
La vacanza può dunque costituire un’esperienza che fa emergere contrasti e tensioni preesistenti inespresse.
Non essere in ascolto di sè stessi, non riconoscere ciò che si sente, inevitabilmente conduce all’agire, al far esplodere, malcontento, rabbia, esasperazione per ragioni apparentemente banali, che rischiano di ostacolare un’effettiva possibilità rigenerante.
È attraverso la consapevolezza di sè e dei pesi emotivi della propria valigia che il viaggio potrà costituirsi come una reale opportunità di maggiore leggerezza, espressione e incontro.