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Psicoterapia
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L’arte come mezzo di espressione dell’interiorità o come strumento di cura per sé e per gli altri.
Domenico 20 gennaio, negli spazi del Centro di psicologia e psicoterapia La Fenice si è tenuta la seconda edizione della mostra “Cura e pittura”, ideata e promossa dai terapeuti del centro. Un’iniziativa che si propone di mettere in relazione stretta l’arte, che si esprime nei quadri esposti, e il concetto di cura, declinato in vari sensi.
Le stanze dove ogni giorno si tengono le sedute di terapia, dove terapeuti e pazienti dialogano e lavorano sul disagio psicologico ma anche e soprattutto sulla riscoperta di sé, attraverso una relazione autentica ed empatica, diventano stanze d’artista. Quattro stanze allestite con i quadri di cinque diversi interpreti ai quali si chiede di esprimere, secondo il proprio stile, la propria personalità e il gusto, l’idea di cura.
La mostra “Cura e pittura” è stata un’occasione per incontrarsi e riflettere insieme, anche attraverso i vissuti individuali dei singoli artisti, dalle cui parole traspare la grande diversità e ricchezza delle esperienze.
I disegni di Luca Perugini, l’arte che affiora dalla psicoterapia
Indice
Luca Perugini parla del suo stesso percorso di psicoterapia, che ha origine nella stessa stanza in cui sono esposte le sue opere, disegni a matita di grande realismo e impatto emotivo.
Luca si è avvicinato al disegno quasi per caso, in un momento particolarmente difficile, durante gli ultimi giorni di vita della madre. Per passare il tempo ha iniziato a disegnare, prendendo spunto dagli oggetti che trova in casa della stessa madre. Si rende conto, così, che è un modo per scaricare la tensione e superare la sofferenza e da quel momento non si ferma più. È lui stesso a essere stupito di quel che riesce a creare.
I quadri di Skamaru, il cuore sulla tela
Nel soggiorno si incontrano invece altre due personalità. Da un lato c’è Maruska Chinellato, in arte Skamaru, che nella vita fa l’interior designer e nei suoi quadri mette su tela il cuore, tutto quel che c’è di più profondo.
L’opera che campeggia sul cavalletto si intitola “Meraviglioso, il sole, la vita, l’amore” e rappresenta una famiglia unita, lo stare assieme e l’avere fiducia che sprigionano una grande energia, in grado di curare noi stessi e curare anche chi ci sta vicino, quando possibile. Sul muro, invece, un’opera, “Asimmetria perfetta” che simboleggia la cura interiore, rappresentata dalla figura paterna che, anche se non c’è più, riesce a emanare un senso di protezione e sicurezza e a rappresentare una costante nella vita dell’artista.
Al di sotto c’è “A quattro mani”, una tela dipinta insieme al figlio: un cuore-palloncino riempito da tante spirali quante sono le tappe fondamentali della vita e della crescita di un essere umano, con le manine del figlio che tentano di afferrare questo cuore.
I gatti di Gennaro Ponticelli, il conforto degli animali e dell’arte
Dall’altro lato della sala, si vedono decine di gatti che spesso prendono forma quasi umana, antropomorfi. Sono le tele dipinte da Gennaro Ponticelli, artista sordo. Nella sua presentazione scrive: “Amo tutti gli animali ma quelli che mi mettono più a mio agio, che sembrano essere più adatti a me sono i gatti. Li trovo bizzarri, buffi e affascinanti. Mettermi davanti alla tela con loro che mi rubano i tubetti di vernice o giocano con il pennello mentre sto dipingendo, mi stimola enormemente tirando fuori il mio estro e donandomi la calma di cui ho bisogno per focalizzare il risultato che voglio ottenere dalla mia opera.
Fino a qualche anno fa ne avevo quattro, dopo la loro dipartita ho deciso di rendergli omaggio per gli oltre vent’anni di fusa che mi hanno regalato. Continuare a dipingerli in ogni loro veste, umanizzandoli ed immaginando il proprio pet in situazioni surreali, è stato utile nei momenti di sconforto o peggio ancora di apatia, mi fa sentire vivo e venire voglia di creare ancora.”
Armonizzazione interiore attraverso la pittura
Infine altre due artiste attendono nelle due stanze rimanenti dello studio di psicoterapia. Di fronte a una parete arancione, sulla quale spicca un grande quadro, si incontra Eleonora Giorgi, che lavora principalmente con gli acquerelli e di sé dice: “l’arte è sempre stata terapeutica sia per me che la faccio sia per chi la fruisce.”
Eleonora sente l’arte come uno strumento di armonizzazione interiore che passa attraverso un lavoro di tipo contemplativo. Cerca di far dialogare i colori come campi energetici in modo che esca e sia resa evidente la loro relazione in modo che sia quando lei stessa dipinge sia quando il quadro viene guardato si possa entrare in risonanza con questi campi energetici.
Entrare in contatto con le parti profonde di sé
Monica Sarandrea parla della pittura come una forma di dialogo con sé stessa. Attraverso i colori e lo
spazio che analizza e trasforma entra in contatto con le parti più profonde e riesce a tirare fuori le emozioni. Lei stessa descrive così la sua arte: “Partendo dall’osservazione del paesaggio, le forme e i colori sono rielaborati seguendo il flusso del pensiero e delle emozioni che affiorano. L’elemento acqua, femmineo e ricettivo, fortemente presente nella scelta della tecnica pittorica, permea la superficie cromatica creando sottili suggestioni”.
Cinque artisti, tanti quadri e colori, tante esperienze diverse che permettono di capire anche quanto il mondo della psicoterapia possa aprirsi a stimoli e contatti nuovi. Cura e pittura, arte e psicoterapia in dialogo.