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Psicologia
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Le donne che amano troppo, in realtà, non amano affatto. Il saggio di Robin Norwood, psicoterapeuta americana che nel corso della propria carriera si è occupata prevalentemente di persone affette da dipendenze come alcolismo e tossicodipendenza analizza una vasta serie di casi di donne (e uomini) impastoiati nella dipendenza affettiva.
Una vera e propria malattia, la dipendenza affettiva, difficile da diagnostica perché non ha sintomi fisici evidenti, ma si lega a una serie di segnali: quando ci si sacrifica completamente all’altro senza ricevere un contraccambio d’amore, quando si ha il bisogno profondo di sentirci necessari e indispensabili, quando si prova in ogni modo a cambiare l’altro, illudendosi di poterlo trasformare nell’uomo (o nella donna, più raramente) dei propri sogni se ci si impegnerà a fondo, quando i propri bisogni vengono completamente accantonati, quando ci si assume sempre la responsabilità e si finisce con il cercare di controllare l’altro e la relazione, forse si soffre di dipendenza affettiva. È un male che, secondo le osservazioni di Norwood, ha le proprie radici in un vissuto familiare disfunzionale.
Alle origini della dipendenza affettiva: una famiglia disfunzionale
Indice
Disfunzionale è quella famiglia in cui i bisogni essenziali vengono ignorati e i membri del nucleo familiare hanno un ruolo fisso nel proprio sistema, recitando una parte a cui deve necessariamente adattarsi.
Ci si irrigidisce in quei ruoli, la comunicazione stessa passa attraverso delle espressioni codificate, accettabili.
A nessuno dei membri della famiglia è data la possibilità di esprimere pienamente le proprie esperienze, i dubbi, i sentimenti, i desideri. Una famiglia sana è quella in cui c’è un’evoluzione dei vari componenti e dei rapporti tra di loro; una famiglia problematica è quella in cui questa evoluzione non si attua.
Un esempio, riportato da Norwood, riguarda il rapporto madre-figlio: il tipo di cure parentali e di accudimento che una mamma riserva al proprio bambino piccolo è qualcosa di ben diverso dalle cure adatte per un adolescente.
Il cambiamento è necessario per consentire uno sviluppo armonioso e sano.
Al contrario, la negazione della realtà e l’irrigidimento stereotipato dei ruoli provocano un profondo disagio poiché se la famiglia nega la realtà, si finisce con il non credere più alle proprie percezioni, ai sentimenti, alle emozioni. Ci si adatta, per non veder crollare le proprie certezze. Ma ciò priva l’individuo degli strumenti fondamentali per sviluppare il modo corretto di rapportarsi agli altri.
Dipendenza affettiva: il comportamento delle donne che amano troppo
Le donne che amano troppo sono coloro che ricercano, in modo inconscio, relazioni che riproducono le condizioni in cui hanno vissuto nel proprio ambiente familiare. Spesso instaurano rapporti con uomini che hanno a loro volta una dipendenza (alcool, droghe) o che sono di fatto incapaci di ricambiare quello che ritengono essere amore puro.
Le donne che soffrono di dipendenza affettiva sviluppano la necessità di riproporre nella propria relazione il proprio vissuto nell’illusione, questa volta, di poterlo modificare, di poter scrivere il proprio lieto fine e di cambiare così la storia.
Per questo tendono a scegliere uomini problematici che si illudono di poter “redimere” col proprio amore: donne che amano troppo e uomini con dipendenze si incastrano perfettamente perché le prime hanno bisogno di qualcuno da controllare, i secondi di qualcuno cui affidarsi completamente.
E nella continua sofferenza, nelle botte, nel rischio, le donne che amano troppo trovano la scintilla di un’emozione che non riescono a provare. Gli uomini “pericolosi” sono la loro droga, quel che serve per riuscire a sentire qualcosa visto che, in una situazione disfunzionale, dolore e piacere si congiungono così strettamente da fondersi e confondersi.
La dipendenza affettiva, anche definita “love addiction”, ha dei punti di contatto e delle vere e proprie analogie con la tossicodipendenza. Anche quando il partner diventa violento e abusante, le donne che amano troppo spesso non riescono ad allontanarsi. Pur essendo consapevoli del reale rischio che corrono, non riescono a rompere la relazione che le intrappola.
Amarsi per amare meglio
Tutto questo, scrive Robin Norwood, ha una soluzione: la costruzione della propria autostima, la capacità di riacquisire la consapevolezza del proprio valore intrinseco che non si basa su quanto si è disposti a sacrificarsi per far felice l’altro.
“La ricerca deve cominciare a casa, all’interno di sé. Nessuno può amarci abbastanza da renderci felice se non amiamo davvero noi stesse, perché quando nel nostro vuoto andiamo cercando l’amore, possiamo trovare solo altro vuoto”.