24 Feb 2019

BY: admin

Psicoterapia

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Il qui e ora è un concetto fondamentale della psicoterapia. Il qui e ora riguarda tutti quegli avvenimenti che si producono nell’ora di terapia cioè qui, nello studio in cui avviene la seduta e nello spazio del rapporto tra paziente e terapeuta e ora, nel tempo della relazione. Si tratta di un tipo di approccio che si focalizza sul presente, togliendo enfasi al passato, al vissuto storico del paziente e agli avvenimenti della vita esterna, senza però escluderli o negarne l’importanza straordinaria.

Perché è importante il qui e ora in terapia?

Innanzitutto, il qui e ora ci permette di concentrarci sul rapporto interpersonale. L’essere umano è una creatura sociale e il suo sviluppo e la costruzione dell’immagine di sé dipende in larga parte dall’ambiente interpersonale in cui si nasce e cresce. La nostra immagine di noi stessi viene influenzata e modellata sulla base delle lodi che percepiamo negli occhi della nostre figure di riferimento, principalmente i genitori.

Inoltre, la maggior parte delle persone che decide di intraprendere un percorso di psicoterapia manifesta problemi relazionali e nei propri rapporti con gli altri: si fatica, spesso, a costruire dei legami duraturi, che rendano la vita soddisfacente.

Partendo dal presupposto che la terapia è un microcosmo sociale, in cui cioè tra paziente e terapeuta si forma un legame che è, poi, la relazione terapeutica, è inevitabile che nel qui e ora della terapia il paziente manifesti le sue difficoltà interpersonali. Se il paziente è giudicante o arrogante, se cerca di dominare l’altro o se ne sente costantemente schiacciato e dominato, questi aspetti entreranno nel rapporto tra paziente e terapeuta. Gli schemi di comportamento disfunzionali e inadeguati si mostra spontaneamente, poiché si applicano all’incontro terapeutico.

Il qui e ora: gli schemi di comportamento di ciascuno

Irvin Yalom parla della necessità di “sviluppare le antenne per il qui e ora”. Ciò significa fare attenzione ai minimi aspetti, agli avvenimenti quotidiani che, in realtà, sono pieni di indicazioni e dati utili alla terapia.

Yalom stesso fa l’esempio delle indicazioni che dà ai propri pazienti per raggiungere lo studio. Sono sempre le stesse, con precisi punti di riferimento. Ma ciascuno risponde a queste informazioni in uno modo suo proprio, particolare. C’è chi fa osservazioni sul giardino e ce n’è uno che commenta il fango, consiglia di ergere dei muretti per la pioggia oppure si lamenta per il rumore fatto dal vicino.

Sono tutti indizi che rivelano gli schemi di comportamento di ciascuno. “Se più individui sono sottoposti a uno stimolo complesso, è probabile che diano risposte molto differenti” commenta il terapeuta, evidenziando come tutto questo sia evidente nella terapia di gruppo. In quell’ambito, infatti, tutti i componenti del gruppo sperimentano una stessa situazione, per esempio il pianto di uno di loro, ma danno feedback molto diversi.

Ogni individuo possiede un mondo interiore e lo stimolo esterno ha per lui un significato diverso.

Capire le relazioni attraverso il rapporto con il terapeuta nel qui e ora

Quando un paziente solleva un problema riguardo un’interazione dolorosa con un’altra persona, di solito il terapeuta agisce così: esplora la situazione e cerca di aiutare il paziente a capire il suo ruolo, lo indirizza verso opzioni di comportamento alternative, investiga le motivazioni inconsce del gesto compiuto.

Prevede anche di delineare lo schema secondo il quale il paziente agisce, evidenziando situazioni simili verificatesi nel passato, trovando il filo conduttore. È una strategia, però, che rischia di sfociare nell’intellettualismo e nell’astrazione. E soprattutto, è un lavoro a lungo termine.

Per lavorare nell’immediato e nel concreto, invece, Yalom propone di cercare nel qui e ora un equivalente dell’interazione disfunzionale sperimentata dal paziente. Cercare cioè, nel rapporto tra terapeuta e paziente, casi e comportamenti che rimandano a quell’evento, per poter analizzare più da vicino la situazione, in concreto.

Il qui e ora: il rapporto padre-figlio e quello con il terapeuta

Un esempio è quello di Keith, uno psicoterapeuta praticante in terapia con Yalom stesso. Un giorno, durante una seduta, Keith racconta di un litigio con il figlio ormai adulto.

Il ragazzo, infatti, ha deciso per la prima volta di occuparsi della consueta gira di famiglia, stabilendo giorno e itinerario e organizzando tutto autonomamente. Keith, pur apprezzando quest’iniziativa, fa fatica a lasciare il controllo e interviene, cercando di modificare il piano del figlio, proponendo una meta diversa e un’altra data.

Tutto questo determina l’esplosione del ragazzo, che aggredisce verbalmente il padre, definendolo invadente e dominatore. Keith rimane molto segnato da questa reazione violenta e si convince di aver perso per sempre il rispetto e l’affetto del figlio.

Il compito a lungo termine del terapeuta sarebbe quello di esplorare il problema di Keith relativo all’incapacità di perdere il controllo, il bisogno pressante di tenere in pugno la situazione. Ma nell’immediato, l’intervento terapeutico prevede di dare sollievo al paziente e permettergli di ritrovare l’equilibrio.

Per questo Yalom si propone di trovare un’equivalente nel qui e ora della situazione vissuta dal paziente. La identifica in un fatto molto più recente: è accaduto, infatti, che lui stesso avesse affidato a Keith, praticante di psicoterapia, un paziente che, però, dopo due sedute ha deciso di interrompere il percorso terapeutico e non presentarsi più.

Questo evento ha causato una forte ansietà in Keith, che ha temuto di perdere il rispetto e la fiducia di Yalom. L’equivalenza tra i due eventi è evidente: in entrambe le situazioni il paziente teme che un singolo episodio, un solo errore, possa compromettere per sempre il rapporto con qualcuno per lui molto importante. In un caso il figlio, nell’altro il suo terapeuta e mentore.

Per questo, Yalom si concentra sul secondo caso, più immediato, poiché il terapeuta è coinvolto in prima persona nell’interazione. Può esprimere davvero quello che prova, invece che cercare di fare congetture sui sentimenti e i pensieri del figlio, analizzando un fatto che gli è stato riportato.

In tal modo, può far comprendere all’altro che sta fraintendendo i suoi sentimenti e che non ha dubbi sulle sue capacità e sensibilità. Non è concepibile che un solo errore possa fargli dimenticare la sua lunga esperienza con lui.

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