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Psicoterapia
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Fin da bambino, il piccolo Konrad Lorenz mostra uno straordinario interesse per gli animali. Vorrebbe diventare una civetta, perché questi esseri non devono andare a letto di sera.
Un giorno, però, qualcuno gli legge il romanzo “Viaggio meraviglioso del piccolo Nils Holgersson con le oche selvatiche” e da quel momento si convince che alle civette manca un requisito fondamentale: la capacità di nuotare negli abissi.
Progressivamente si rende conto che lui stesso non può diventare un uccello, può però averne uno. Vorrebbe avere delle oche e i suoi genitori assecondano in parte il suo desiderio, regalandogli un piccolo d’anatra.
Questo “incontro” in qualche modo gli cambia la vita.
Da adulto, Konrad diventa un etologo e comincia una serie di studi sul comportamento animale. Alleva diverse specie tra le quali anche oche selvatiche. Ha una covata intera, che affida alle cure di una tacchina. Poi le mette in un’incubatrice artificiale, in attesa che nascano i piccoli.
Finalmente il primo uovo comincia a schiudersi. Il guscio si rompe, si comincia a vedere il becco. Così viene al mondo Martina, la prima oca selvatica covata in incubatrice. Apre gli occhi e li fissa sulla prima cosa che ha di fronte: proprio Konrad. Un pigolio è il suo primo saluto, un segnale, in realtà.
La piccola oca Martina ha stabilito con un colpo d’occhio che l’uomo che ha di fronte è la sua mamma. Non serve a nulla cercare di affidarla a un’oca domestica. Martina segue Konrad ovunque, vuole stare solo con lui, al punto che lo studioso dorme con l’uccello e lo porta in giro con un cestino.
È studiando questi comportamenti che Konrad capisce il fenomeno dell’Imprinting.
Cos’è l’imprinting?
Indice
L’imprinting non è altro che una tipologia di apprendimento che si verifica quando l’essere vivente si trova a contatto con determinati stimoli in un certo periodo del proprio sviluppo.
Nel caso dell’oca, la figura con cui i piccoli interagiscono entro le prime 48 ore dalla nascita genera l’imprinting: essi la riconoscono come la propria madre, sia che si tratti di un’altra oca, sia che sia un altro animale o un essere umano.
Konrad studiando il comportamento dell’oca Martina si rende conto che gli esseri viventi sono geneticamente predisposti a riconoscere altri esseri che vedono alla propria nascita e durante il periodo dello sviluppo come figure di riferimento. Questo sistema consente alla creatura appena nata di stabilire dei legami di attaccamento con figure che possano nutrirli, confortarli e prendersi cura di loro.
L’imprinting nell’essere umano: il legame di attaccamento
In forma molto più complessa, anche negli esseri umani si assiste al fenomeno dell’imprinting, fondamentale per la sopravvivenza e la crescita dei bambini.
In base al tipo di cure e alla risposta ai propri bisogni da parte delle figure di riferimento, i bambini sviluppano un legame di attaccamento. Bisogna evidenziare, però, che a differenza di quel che accade negli animali, per l’uomo questo processo è reversibile e modificabile nel tempo.
È in base alle relazioni primarie con i nostri genitori che noi sviluppiamo un certo modello di relazione. Questo modello, volenti o nolenti, influenza il nostro modo di interagire con gli altri. È in base a esso che sappiamo cosa aspettarci in termini di amore, accudimento, senso di sicurezza e protezione da parte degli altri.
Numerosi studi hanno evidenziato come, nel corso della propria vita adulta, si tenda a cerca un partner che rispecchi le caratteristiche del genitore, del sesso opposto (nel caso di orientamento eterosessuale) o del proprio stesso sesso caso di orientamento omosessuale).
C’è un forte legame tra l’attaccamento sviluppato durante la prima infanzia e le proprie relazioni adulte.
La ricerca di un compagno o una compagna che rispecchi la propria figura di riferimento è sicuramente positivo, nel caso in cui si abbia avuto un caregiver adeguato. Cioè nel caso in cui la figura di riferimento abbia saputo rispondere ai bisogni del bambino, non solo in termini materiali, di nutrimento e pulizia, ma anche psicologici e affettivi.
È essenziale, infatti, per il bambino che il caregiver sia in grado di curarlo in modo amorevole, di rassicurarlo, di comunicargli calore, di apprezzarlo per quello che è.
Se il caregiver è stato inadeguato, o peggio, maltrattante, da adulto potrò avere la tendenza a ricercare un partner simile, una persona problematica che mi fa rivivere l’esperienza del maltrattamento, dell’abbandono. Che non può amarmi in modo sano.
La psicoterapia per un secondo imprinting
Solitamente, dopo aver cambiato diversi partner, ci si rende conto che in ciascuno di loro si ritrovano alcune determinate caratteristiche. Le stesse che si sono sperimentate nella relazione con la propria figura di riferimento.
A quel punto, il modo migliore per uscire da un circolo vizioso che causa soltanto continua sofferenza, è intraprendere un percorso di psicoterapia.
Inizialmente, chi vive questa situazione, comprende che non è un caso se incontra individui di un certo tipo. Se si innamora e ha relazioni intime con partner che hanno un certo tipo di comportamento.
A livello razionale, si decide di avere una relazione diversa, di scegliere qualcuno che non rifletta il solito schema di comportamento.
Ma, proprio perché si rimane a un livello superficiale, mentale, del tutto consapevole, spesso non funziona. Si prova a instaurare una relazione sana, ma ci si ritrova a non provare attrazione fisica e sessuale per quella persona così diversa da ciò a cui si è abituati.
L’imprinting iniziale ha un effetto forte.
Ma può essere modificato.
Il passaggio successivo in psicoterapia, infatti, prevede di andare più in profondità nella questione. Il paziente deve avere la possibilità di interiorizzare un’esperienza emotiva sostitutiva. In questo quadro il terapeuta, attraverso il processo del transfert, acquisisce il ruolo di genitore e figura di riferimento adeguata, che trasmesse al paziente fiducia in sé stesso, stima, calore.
C’è un secondo imprinting, un rimodellamento dello schema relazionale.
Alla fine del processo, la persona è disponibile e attratta da un partner adeguato.