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Psicologia
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Come già abbiamo evidenziato, la psicoterapia di stampo esistenziale è un filone di studi che si apre alle suggestioni fornite dall’arte, attingendo a diversi campi dello scibile umano. Non soltanto la filosofia come abbiamo evidenziato a in questo articolo a proposito del tema dell’angoscia e della cura in Heidegger, ma anche la letteratura, il cinema, la musica. In passato, abbiamo interpretato in chiave psicologica il mondo creato da George Orwell in 1984 e scoperto il significato più profondo di “Davanti alla porta” di Franz Kafka.
Psicologia e musica
Indice
Oggi ci apprestiamo a entrare nel campo della musica, proponendo la lettura di un testo attraverso l’interpretazione proposta dal dottor Simone Ordine, psicologo e psicoterapeuta del nostro Centro di psicoterapia.
Ci sono autori che riescono in modo particolare a far penetrare nella mente delle persone determinati significati ed elementi spirituali. Spesso lo fanno in modo leggero, quasi subliminale, andando al di là del pensiero cosciente, così come avviene con il maestro Franco Battiato, recentemente scomparso, capace con le sue canzoni di curare lo spirito umano.
Anche i CCCP rientrano nel novero di questi autori.
Pensiamo a una delle loro canzoni più famose, “Annarella” che potremmo quasi concepire come un inno esistenzialista.
In questo articolo, però, vogliamo portare avanti l’interpretazione simbolica della canzone “Per me lo so”, dall’album “Socialismo e barbarie”, pubblicato nel 1987. Un testo che merita molta attenzione.
Per me lo so, l’interpretazione in chiave psicologica
“Conforme a chi, conforme a cosa?
Conforme a quale strana posa?
Va peggio, va meglio? Non so dire, non lo so”
Per capire questi versi, dobbiamo fare un passo indietro e partire da un assunto fondamentale. La natura ci ha dato una bussola molto semplice per procedere nel nostro percorso esistenziale: la capacità di distinguere tra felicità e infelicità.
Ciò che rende felice me, non è detto che renda felice te.
Tante persone temono il fatto che la vita non abbia un significato specifico. Ma il fatto è che non esiste un significato univoco dell’esistenza perché ciascuno deve trovarvi il senso personale, portando a compimento sé stesso nella propria unicità e individualità. Per poterci prendere cura di noi stessi nel senso più profondo, non dobbiamo far altro che seguire questa bussola emotiva che piano piano ci aiuterà ad avvicinarci a ciò che siamo realmente.
Siamo felici quando riusciamo a trovare la nostra dimensione.
Ma se io perdo la direzione e non seguo più le indicazioni della mia bussola interiore; se comincio a vedere il sentimento dell’angoscia come qualcosa da soffocare anziché da ascoltare, dimenticando che, come afferma Heidegger, l’angoscia ci singolarizza, allora non ascolto più neanche me stesso. Mi confomo, mi appiattisco su qualche strana posa, seguo una moda, la media, le direttive precostituite e preconfezionate date dagli altri, dai vertici del potere, dalla televisione etc.
A quel punto non so più se sto bene o male, meglio o peggio.
Sono scisso da me stesso.
“La prima volta fa sempre male
La prima volta ti fa tremare
Sei tu, sei tu, sei tu, chi può darti di più?
Sei tu, sei tu, sei tu, chi può darti di più?”
La prima volta che deragli dalle linee guida preposte dalle istituzioni esterne, ti trovi senza punti di riferimento. Fa male perché entri in contatto con l’angoscia, hai paura. Ma l’angoscia ti singolarizza. Hai cominciato ad afferrare la tua bussola, a far riferimento a te stesso.
“La terza volta ti fa pensare
La quarta volta stai a guardare
Sei tu, sei tu, sei tu, chi può darti di più?
Sei tu, sei tu, sei tu, chi può darti di più?”
La terza volta ti fa pensare, il cambiamento avviene a livello della mente, cognitivo. Poi stai a guardare, cioè cominci a trascendere la mente e l’ego, cominci ad acquisire una consapevolezza che non è più solo cognitiva ma è radicata nell’essere.
Perché il potere osservare è l’insegnamento dei grandi maestri della meditazione. Nella meditazione possiamo osservare il pensiero e le emozioni come fossimo dall’esterno. Non ci identifichiamo più con esse. Questo è un concetto sviluppato nella riflessione del Buddha ma anche in quella del filosofo Jiddu Krishnamurti, il cui pensiero è ben espresso da questa citazione: “C’è una rivoluzione che dobbiamo fare se vogliamo sottrarci all’angoscia, ai conflitti e alle frustrazioni in cui siamo afferrati. Questa rivoluzione deve cominciare non con le teorie e le ideologie, ma con una radicale trasformazione della nostra mente”.
Accanto a loro troviamo Paramahansa Yogananda e Ekhart Tolle, autore di quella guida all’illuminazione spirituale che è il libro “Il potere di Adesso”. Gli stessi concetti vengono divulgati online con grande vigore da Pier Giorgio Caselli attraverso il canale youtube Scuola Non Scuola.
E poi il ritornello. “Sei tu, chi può darti di più?”.
In questa frase c’è il cuore della canzone, il suo messaggio più profondo che la configura come un inno esistenzialista.
Sei tu, chi può darti di più? Come a dire ascoltati, perché la linea guida te la dà la Natura, l’Essere, il Dio che è in te. Questo è un chiaro invito all’introspezione, alla meditazione, alla ricercare della via dentro sé stessi.
“L’ultima volta non arriva mai, in questo presente che capire non sai”
Va inteso nel senso che la cura non finisce mai. Non c’è un momento in cui si smette di prendersi cura di sé stessi, soprattutto nella persona che ormai è andata al di là della mente e vive nel presente, che non può essere capito fino in fondo.
Quando sei nel presente sei in comunicazione con l’universo e quindi con Dio.
Quando puoi trascendere il tuo ego, contatti qualcosa che non finisce mai che è l’Essere in te e l’Eternità.
La cura non finisce mai perché è l’essenza della vita.