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Psicologia
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Molto spesso si sente parlare di PNL o Programmazione Neuro Linguistica.
Si tratta di un particolare approccio alla comunicazione, che si basa sullo studio dell’esperienza soggettiva e si pone come scopo il miglioramento individuale, attraverso il raggiungimento di specifici obiettivi.
Uno dei concetti fondamentali della PNL è la possibilità di sviluppare della abitudini di successo, andando ad amplificare dei comportamenti facilitanti mentre si mettono da parte e si abbandonano quelli limitanti.
L’idea di base è che l’individuo, nella propria esperienza soggettiva, percepisce il mondo in un certo modo, attraverso una serie di filtri (ricordi, sensazioni, percezioni passate), e gli dà un particolare significato, che chiama realtà.
La PNL o Programmazione Neuro Linguistica si propone di aiutare l’individuo a modificare questi significati attraverso una trasformazione della sua struttura percettiva. Lo scopo è quello di arrivare, in questo modo, a cambiare atteggiamenti, abitudini e comportamenti. L’idea è che si possa modellare la propria stessa esperienza, in modo consapevole, e cambiare la propria mente. Inoltre, si afferma che imitando il linguaggio e i comportamenti delle persone di successo sia possibile fare proprie le loro capacità e ottenere grandi risultati.
Leggendo un qualsiasi libro dedicato alla Programmazione Neuro Linguistica, è possibile dedurne degli spunti di riflessione, delle suggestioni utili anche per la psicoterapia.
Formulare l’obiettivo in modo positivo e l’effetto Pigmalione
Indice
La PNL parla di raggiungimento degli obiettivi e propone anche un vero e proprio modello, un sistema per formularli nel modo corretto. Il primo passaggio consiste nell’affermare l’obiettivo in senso positivo: non bisogna dire ciò che non si vuole, ciò che si preferirebbe evitare.
La spiegazione data è che ciò che occupa la nostra mente, intenzionalmente oppure no, tende a trasformarsi in comportamento e in realtà. Più precisamente, passando su un piano psicologico, si può dire che le nostre aspettative positive o negative hanno un preciso effetto sulla realtà.
È un concetto che ha a che fare con il cosiddetto effetto Pigmalione o effetto Rosenthal e con quella che viene chiamata profezia che si autoavvera.
Per spiegarlo si può far riferimento all’esperimento psicosociale portato avanti dall’equipe del dottor Robert Rosenthal negli anni ’60. Egli sottopose gli alunni di una scuola elementare a un test di intelligenza. Successivamente selezionò alcuni di loro in modo del tutto casuale, senza rispettare gli esiti dei test e le graduatorie e comunicò agli insegnanti che si trattava di bambini molto intelligenti.
Un anno dopo lo studioso si ripresentò a scuola e constatò che quanto aveva previsto si era realizzato: tutti i bambini che erano stati indicati come migliori avevano dimostrato notevoli progressi, diventando i primi della classe.
Le nostre aspettative influenzano il nostro comportamento
In poche parole, la convinzione che quei bambini fossero più dotati aveva indotto gli insegnanti a trattarli, anche inconsciamente, in modo diverso, a stimolarli in modo positivo. Questo giudizio viene interiorizzato dai bambini che si comportano di conseguenza, instaurando – almeno in questo caso- un circolo virtuoso, che li porta a eccellere.
Ma l’effetto Pigmalione funziona anche nel senso opposto, portando a effetti negativi. Un chiaro esempio sono le parole che lo scrittore Franz Kafka rivolge a suo padre nella famosa lettera: “Quando mi accingevo a fare qualcosa che non ti piaceva e mi pronosticavi un insuccesso, il timore del tuo parere era tale che, magari qualche tempo dopo, si verificava puntualmente. Io persi la fiducia nelle mie capacità. Diventai incostante, dubbioso. Più crescevo più aumentava il materiale che eri in grado di esibire a riprova della mia scarsezza; a poco a poco, in un certo modo, finisti per aver ragione”.
Il pensiero di sbagliare, di non essere abbastanza, di non valere nulla, interiorizzato fin dall’infanzia, influenza il modo di approcciare alla vita. Esistono delle convinzioni inconsce profonde che ci bloccano.
Si sviluppa l’ansia anticipatoria, il timore di un evento futuro che viene costantemente concepito come negativo e che finisce con il verificarsi.
È qualcosa che si sperimenta in ogni campo della vita: di fronte a un esame, a un colloquio di lavoro, a un appuntamento con la persona che ci piace e con cui vorremmo magari iniziare una relazione. Siamo così convinti di non farcela che, di fatto, sabotiamo noi stessi, in modo inconsapevole.
Ci presentiamo in ritardo o agiamo in modo controproducente, andando a confermare l’opinione che abbiamo di noi stessi. Riproduciamo uno schema, che ha le sue radici in una completa mancanza di autostima.
È un circolo vizioso che può essere spezzato.
Un percorso di psicoterapia consente di raggiungere una maggiore consapevolezza di sé. Non serve soltanto ad alleviare la sofferenza derivata dal vero e proprio disagio psicologico, ma anche a comprendere meglio sé stessi, a superare blocchi emotivi, a ritrovare fiducia nelle proprie capacità, a sviluppare le proprie risorse interiori. In poche parole a vivere in modo più autentico e profondo.