Cosa è la Psicologia dello Sport
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La Psicologia dello Sport è la disciplina che mette la conoscenza del funzionamento mentale al servizio dei contesti sportivi (Società, Federazioni, tecnici sportivi, atleti e squadre) di qualunque livello e non esclusivamente per fini agonistici. Siamo nell’ambito del benessere psico-fisico e dello sviluppo del potenziale, non della psicopatologia o della clinica.
Il presupposto di base da cui partire è infatti il seguente: “il minimo comun denominatore fra la Psicologia e lo Sport è la Persona”.
Un atleta, in quanto essere umano, è chiamato ad una preparazione atletica che non è soltanto fisica o tecnico-tattica, ma anche una preparazione mentale (Mental Training).
Ma cosa intendiamo per preparazione mentale?
Per preparazione mentale intendiamo tutto ciò che un atleta (o un gruppo-squadra) si trova ad affrontare nel percorso verso il raggiungimento di un obiettivo di prestazione: nella pratica sportiva ad alti livelli, infatti, la differenza più importante la fa la testa, la tenuta mentale, la capacità di un atleta di gestire quei fattori psicologici che tanto contribuiscono alla riuscita o alla sconfitta e che appartengono alla sfera motivazionale, emotiva e relazionale della persona.
Lo psicologo dello sport si occupa dunque di favorire nell’atleta l’espressione completa del suo potenziale atletico, lavorando sugli aspetti di sicurezza interna, sui conflitti, sulle aree affettive, cognitive e relazionali implicate nella sua attività di prestazione.
Ciò riguarda contesti quali allenamento, gara, cambio di categoria, momenti di insuccesso, infortunio, burn out, abbandono precoce.
Un atleta sicuro, efficace, maturo e padrone di sé è un atleta che ha imparato a conoscersi ed a conoscere il proprio corpo, che ha una buona autoconsapevolezza del proprio funzionamento mentale in situazioni critiche, che continua a fare il tifo per sé anche in mezzo al fallimento ed alla sconfitta.
Ricordiamo che nelle competizioni di vertice la differenza fra due atleti è fisica solo al 20% e psicologica all’80%.
L’ importanza dello psicologo dello sport: una visione di equipe multidisciplinare
Lo psicologo dello sport lavora su un piano di preparazione mentale per permettere all’atleta di avere fiducia nelle proprie capacità, nella propria determinazione, lucidità, concentrazione nei momenti decisivi, lo aiuta a saper stare nel gruppo, facendo leva su abilità mentali quali: il controllo dell’attenzione, la modulazione dell’attivazione (arousal), il controllo dei pensieri e della immaginazione, la gestione delle emozioni e delle modalità di risposta a situazioni di stress, la capacità di porsi e realizzare obiettivi, le modalità di apprendimento e memoria.
Attorno all’atleta ruotano varie figure professionali (tecnico, preparatore atletico, nutrizionista, medico sportivo, fisioterapista etc…), ognuna delle quali ha competenze specifiche e parimenti necessarie al raggiungimento di risultati condivisi. Lo Psicologo dello Sport si pone come una di queste figure, nel rispetto dei ruoli e della complementarietà delle attività al servizio dello sportivo, non si sostituisce al tecnico ma lo affianca nel seguire costantemente la stagione sportiva fra allenamenti e gare, in un’ottica di lavoro d’equipe altamente collaborativa.
Questo significa che lo Psicologo dello Sport è una figura di riferimento per gli atleti così come per tutto lo staff, Dirigenza compresa, e spesso riveste funzioni di raccordo e di mediazione nelle dinamiche istituzionali che legano i rapporti fra i diversi attori del mondo sportivo. Lo Psicologo dello Sport è una figura su cui fare affidamento nella quotidianità così come nei momenti di crisi e cambiamento (es. nei passaggi di Categoria o nel fine carriera).
Lo Psicologo dello Sport si occupa della Prestazione non tanto in termini di risultato, ma affrontando il processo mentale insito nella preparazione sportiva.
A questo proposito vorrei sottolineare la grande utilità che riveste lavorare su queste tematiche, non solo nello Sport in senso stretto, ma in tutte le situazioni di Vita in cui una persona si trova a dover sostenere una esibizione o prestazione:
Aspetti narcisistici e prestazione: quando parliamo di Prestazione/Performance possiamo sostituire il concetto con qualunque situazione in cui è in gioco l’esibirsi, il voler “fare bene” di fronte a sé stessi e agli altri, situazioni in cui ci si sente tenuti a dare il meglio (es. un esame, un’interrogazione per uno studente, parlare in pubblico ad un convegno, produrre un’opera d’arte o semplicemente esporre i propri pensieri e le proprie idee ad un interlocutore, fare un buon colloquio di lavoro, in breve svolgere bene una cosa a cui teniamo molto).
Sono in gioco bisogni umani fondamentali appartenenti alla sfera dell’equilibrio narcisistico: esibirsi, cercare conferme ed ammirazione, trovare un modello da idealizzare ed imitare ed attraverso il quale crescere come atleta e come persona. Ambizioni, bisogni di grandiosità e di successo, fallimenti e capacità di vincere al di là del risultato sono tutti aspetti presenti in modo significativo nella vita di un atleta così come nella vita quotidiana di tutti noi che desideriamo realizzarci in qualcosa e dare significato alla nostra esistenza.
Se pensiamo poi che uno sport “individuale” a tutti gli effetti in realtà non esista, la questione diventa imprescindibile: in qualunque disciplina esiste un allenatore che non vogliamo deludere, una famiglia a cui dedicare una vittoria, un pubblico favorevole o ostile che ci segue, un’immagine dell’altro che ci guarda, ci critica o ci ammira, noi stessi siamo in continua competizione e rapporto con l’immagine di noi che desideriamo dare.
Insomma non siamo mai soli in campo, come nella vita.
Essere al centro dell’attenzione fa irrompere nel presente il comportamento esibizionistico dell’infanzia legato alla ricerca di un consenso.
È quel che succede quando siamo alle prese con i vari e molteplici aspetti delle prestazioni e dell’esibirsi in pubblico (reale o immaginato): entra in scena il modo peculiare con cui una persona tende a vivere il fatto di sentirsi osservata, giudicata, criticata o ammirata, e che ci riporta ai primi momenti in cui il bambino si esibiva davanti ai genitori ricercandone il riconoscimento e l’accettazione – sostegno esterno – per costruire una struttura psicologica che fa affidamento su un equilibrio narcisistico adeguato.
Riconosciamo l’importanza e la crucialità di individuare simili “interferenze” nella prestazione, legate ad aspetti narcisistici non adeguatamente elaborati, al fine di aiutare l’atleta a padroneggiarle e comprenderle meglio.
Psicologia dello sport: tecniche di intervento
Lo Psicologo dello Sport lavora su molteplici piani di intervento, a partire da:
- Valutazione dell’atleta o della squadra attraverso questionari, test, colloqui;
- Osservazione in allenamento/gara;
- Incontri di gruppo.
Alcune aree di lavoro dello Psicologo dello Sport:
- Goal setting (stabilire obiettivi)
- Respirazione e rilassamento
- Motivazione
- Gestione delle emozioni
- Gestione ansia e stress (pre-gara/ gara/post-gara)
- Attenzione e concentrazione
- Livello di attivazione ottimale
- Interpretazione dell’errore
- Autostima ed Autoefficienza
- Tecniche di imagery (visualizzazione ed apprendimento visuo-motorio)
- Self-talk (dialogo interno)
- Training propriocettivo (capacità di autopercezione: il corpo non smette mai di comunicare e, pertanto, appare riduttivo prestargli attenzione solamente in caso di dolore, fatica e/o limitazione funzionale)
- Lavoro con famiglie per i settori giovanili.