Cos’è la psicoterapia familiare?
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La psicoterapia familiare è un modello di intervento terapeutico affermatosi intorno agli anni ’50 in America e poi in Europa. Inizialmente esso si rivolgeva alle famiglie degli schizofrenici: questa scelta venne dettata dal fatto che la psicoterapia individuale o la psichiatria risultavano poco efficaci per questi pazienti. Sembrava opportuno rivolgere l’attenzione non solo sul malato, ma sul contesto entro il quale egli viveva, cioè la famiglia. Il risultato fu che ci si accorse che la famiglia influenzava profondamente il comportamento del soggetto.
La terapia familiare odierna ha il compito di analizzare e modificare le dinamiche relazionali interne al nucleo familiare visto come sistema e, al contempo, di favorire il benessere del singolo individuo.
La famiglia come gruppo in continuo cambiamento
La famiglia rappresenta un particolare tipo di gruppo, dotato di una storia pregressa e di una struttura specifica che, però, tende a modificarsi nel tempo. Il nucleo familiare, infatti, è soggetto a trasformazioni determinate da due diverse spinte, provenienti dall’esterno – cioè dal contesto entro il quale si colloca – e dall’interno, poiché anche i singoli componenti vanno incontro a cambiamenti.
Nel corso della vita, dunque, la famiglia si trova a fronteggiare situazioni diverse dette eventi critici, situazioni che possono determinare un forte stress e che impongono una riorganizzazione della struttura familiare perché essa possa continuare a sussistere. Tali eventi si distinguono in due categorie: eventi critici normativi e paranormativi.
Gli eventi critici normativi, come suggerisce il temine, sono tutti quegli avvenimenti che è naturale accadano durante il ciclo di vita, prevedibili, ma non per questo meno destabilizzanti per il nucleo: la nuova vita di una coppia sposata, la nascita di un figlio, l’adolescenza, l’abbandono del nido da parte del giovane adulto che ricerca la propria indipendenza, l’età anziana… Si tratta di vere e proprie tappe obbligate attraverso le quali ogni famiglia deve passare e che per essere superate serenamente prevedono dei cambiamenti strutturali, un’evoluzione naturale dei rapporti interni che debbono riconfigurarsi secondo nuove esigenze. La transizione da uno stadio all’altro è possibile soltanto se la famiglia è in grado di non irrigidirsi di fronte al naturale mutamento degli equilibri interni. Nel caso in cui il sistema familiare non riesca ad innescare la necessaria ristrutturazione, è probabile che emerga un disagio, solitamente manifestato da un singolo componente del gruppo.
Gli eventi critici paranormativi, invece, sono tutte quelle situazioni imprevedibili che possono scuotere alla fondamenta la famiglia, rappresentando un vero e proprio evento traumatico: la morte di un membro della famiglia, la dissoluzione del nucleo familiare a causa di un divorzio o una separazione, improvvisi problemi di salute, perdita del lavoro. Realtà che, spesso, non siamo pronti a fronteggiare proprio perché ci prendono alla sprovvista.
Gli eventi critici, dunque, mettono a dura prova la tenuta del sistema familiare, determinando conflitti e tensioni emotive che trovano nel singolo la via per manifestarsi come sintomo del disagio familiare. Il malessere di uno dei membri della famiglia, dunque, viene letto alla luce delle relazioni ed egli rappresenterà non il problema da risolvere, ma il segno manifesto di una crisi all’interno del sistema in cui è inserito. Appare evidente, allora, che l‘intervento terapeutico debba essere portato non al singolo individuo ma all’intera famiglia. Perché la terapia familiare possa svolgersi correttamente si rende necessaria la presenza di più membri possibili ma è possibile svolgere una terapia di questo tipo anche con due soli pazienti, siano essi fratelli o genitore (padre o madre) e figlio, nonno e nipote. Si tratterà sempre di psicoterapia familiare perché ciò che viene indagato è il legame familiare con tutte le sue dinamiche specifiche.
Terapia familiare e genogramma, l’albero genealogico per capire le relazioni
Nell’ambito della terapia familiare uno strumento particolarmente indicato è il cosiddetto genogramma. All’apparenza il genogramma è molto simile ad un albero genealogico, una rappresentazione grafica delle relazioni familiari di un soggetto che consente di mettere su carta non soltanto i semplici rapporti di parentela ma i legami affettivi, emotivi e psicologici tra i vari membri.
L’atto di costruzione di un genogramma durante la terapia è accompagnato dalla verbalizzazione, la narrazione da parte del soggetto che lo disegna di aneddoti, miti familiari e delle stesse relazioni tra i soggetti indicati. Solitamente a corredo della rappresentazione grafica, che utilizza dei simboli convenzionali per indicare alcune caratteristiche (sesso, tipo di relazione intercorrente tra due soggetti etc.), vengono inserite anche altre informazioni come soprannomi, date di nascita e morte, date di spostamenti significativi o trasferimenti, divorzi e separazioni, intensità dei rapporti tra individui, eventuali rotture, caratteristiche legate alla salute e alla psicologia degli individui.
Il genogramma, dunque, si configura come uno strumento atto a sviluppare le capacità autoriflessive del soggetto al quale viene proposto di disegnarlo e permette di inquadrare i problemi all’interno di un contesto più ampio, che va a toccare almeno tre diverse generazioni.
Terapia familiare e individuale: differenze
L’approccio del terapeuta nel caso di una terapia familiare è ben diverso da quello che troveremo nella terapia individuale proprio perché la famiglia è vista come sistema chiuso, un nucleo composto da varie parti che interagiscono tra di loro e in cui l’aspetto fondamentale è rappresentato dai legami tra i vari membri; di conseguenza la terapia non può seguire un ragionamento lineare causale, ma deve procedere in modo circolare, tenendo conto di tutti gli elementi.
Il fine ultimo della terapia familiare non è quello di trovare una causa del disagio quanto quello di riuscire a ribaltare degli schemi di comportamento precostituiti: in tal modo i vari membri della famiglia prendono consapevolezza e imparano a gestire il proprio rapporto.
La principale difficoltà di questo tipo di approccio è la probabile resistenza o refrattarietà del nucleo familiare a modificare il proprio funzionamento, anche qualora sia evidentemente disadattivo o addirittura patologico: ciò è dovuto al fatto che la famiglia, come ogni sistema, tende a mantenere inalterate le relazioni interne, cioè a conservare il proprio equilibrio raggiunto anche nel caso in cui questo provochi danni ad uno o più dei componenti. Questo tipo di comportamenti ripetitivi, messi in atto in modo del tutto inconsapevole, possono essere evidenziati e corretti proprio dalla terapia, che ha il compito di aiutare a superare il disagio e produrre un cambiamento positivo.
La psicoterapia per la famiglia si fonda, in ultima istanza, sull’idea che ciascuno abbia in sé delle potenzialità inespresse e delle risorse che, portate alla luce, posso contribuire al benessere non soltanto del singolo individuo ma di tutto il nucleo familiare che le accoglie e integra, riconoscendole.
Psicoterapia familiare a Roma presso La Fenice centro di psicologia e psicoterapia
L’equipe del Centro è formata per intervenire anche nell’ambito familiare secondo le tecniche e gli approcci necessari ad indagare il disagio manifestato dal singolo e dai componenti del nucleo familiare onde ristabilire l’equilibrio e modificare le dinamiche relazionali disfunzionali. Gli psicologi e psicoterapeuti della Fenice ricevono per la psicoterapia familiare a Roma Prati, presso lo studio in Circonvallazione Trionfale 145, 00195. Appuntamenti e informazioni al 3272971456.