Psicoterapia psicodinamica cos’è
La psicoterapia psicodinamica è un particolare approccio terapeutico che trova le sue origini nelle teorie psicoanalitiche e si basa sull’idea di un’interazione mobile e dinamica tra le varie istanze psichiche della mente che Freud aveva individuato: Es, che rappresenterebbe gli impulsi profondi e irrazionali, i contenuti inconsci, il serbatoio fondamentale dell’energia psichica; l’Io o Ego, cioè la parte più superficiale della psiche, da intendersi come la coscienza mediatrice, ciò la personalità individuale che deve mediare tra gli impulsi irrazionali e i doveri morali; infine il Super-Io, rappresentante il sistema di valori e doveri acquisiti dall’individuo, l’immagine psichica delle regole e dei divieti della persona. La teoria elaborata da Freud ha subito numerose evoluzioni nel tempo grazie soprattutto agli apporti di studiosi come Jung, ma anche di Jacques Lacan, che pone alla base delle proprie riflessioni il concetto di desiderio. Oggi in Italia uno dei più importanti e influenti rappresentanti della psicoanalisi di stampo lacaniano è Massimo Recalcati.
La psicoterapia psicodinamica, ispirandosi alla psicoanalisi, si concentra sull’inconscio e il rimosso.
L’approccio di tipo psicodinamico prevede di offrire al paziente uno spazio di miglioramento e crescita attraverso l’esplorazione, con l’aiuto e il supporto del terapeuta, di vissuti, affetti ed emozioni. La psicoterapia psicodinamica, infatti, si focalizza su aspetti ed elementi inconsci, andando ad indagare gli aspetti più profondi dell’individuo. Non a caso è definita anche psicologia del profondo poiché l’obiettivo non è quello di alleviare i sintomi superficiali, ma andare a scavare nell’interiorità, lavorando a fondo per comprendere la causa del malessere e del disagio psicologico. Attraverso la psicoterapia psicodinamica possono essere trattati vari disturbi come ansia, attacchi di panico, depressione e disturbi dell’umore, depressione post partum, disturbi sessuali e problemi relazionali.
Psicoterapia psicodinamica e psicoanalisi: differenze
Occorre evidenziare, però, che nonostante la psicoterapia psicodinamica si collochi nel solco della psicoanalisi, se ne distanzia poiché integra al proprio interno concetti ed elementi provenienti da altre teorie come quella dell’attaccamento di John Bowlby.
In particolare la psicoterapia psicodinamica pone l’accento sugli aspetti relazionali e sulla relazione terapeutica che si presenta come un fondamentale elemento trasformativo. Inoltre, attraverso la terapia si mira non soltanto a risolvere conflitti e problemi di tipo psicologico ma anche a liberare le risorse interiori dell’individuo, puntando sulla creatività e l’autenticità.
A differenza di quel che si ritiene comunemente, spesso a causa di una narrazione distorta del processo terapeutico e della terapia psicodinamica in particolare, il terapeuta che segue questo orientamento partecipa emotivamente agli stati affettivi del paziente, parla anche a lungo quando lo ritiene necessario ed è attivamente coinvolto nel processo.
Come si svolge la psicoterapia psicodinamica?
Gli incontri di psicoterapia psicodinamica hanno solitamente cadenza settimanale, ma la frequenza viene stabilita in accordo tra paziente e terapeuta in sede di primo colloquio. La seduta di terapia dura in media 50 minuti mentre il percorso terapeutico ha una lunghezza variabile: si tratta di un percorso complesso e non è possibile stabilire a priori il tempo necessario perché si giunga a compimento. È anche vero, però, che esistono psicoterapie psicodinamiche brevi che lavorano su obiettivi più circoscritti.
Il terapeuta utilizza tecniche ti che attingono alle teorie psicoanalitiche ma gli strumenti fondamentali sono due: il colloquio clinico e la relazione terapeutica. Durante una seduta il paziente è invitato a parlare liberamente dei propri pensieri ed emozioni oltre che delle sue paure e dei suoi desideri. Il terapeuta lavora perché il paziente dia libero sfogo alla propria interiorità, ponendosi in un atteggiamento di accettazione e accoglienza. L’apertura e la disponibilità all’ascolto non giudicante sono elementi fondamentali che permettono di costruire una relazione terapeutica fondata sulla fiducia e il rispetto reciproco.
Attraverso il colloquio, così, si lasciano emergere aspetti di sé nascosti e rimossi, un intero universo di emozioni sopite che agiscono oltre la soglia della consapevolezza e si può arrivare a comprenderle intimamente. Si tratta spesso di zone oscure, di sentimenti conflittuali che possono rievocare emozioni dolorose ma che, riemergendo, consentono di liberare le energie frenate dell’individuo.
Può capitare che nel corso della psicoterapia il paziente cerchi in modo inconscio di evitare di provare emozioni troppo forti o dolorose, rievocate dalle esperienze narrate e rivissute attraverso la parola durante le sedute e i colloqui. Verrano messi in atto, perciò, comportamenti che mirano – in modo del tutto inconsapevole – a sabotare la terapia: ci si dimentica di andare a una seduta, si arriva in ritardo rispetto all’orario concordato, si sbaglia orario, si resta in silenzio per tutta la durata della seduta o si passano 30 dei 50 minuti a disposizione a parlare di tutt’altro. Questi comportamenti vengono, solitamente, interpretati come resistenze. Si tratta, infatti, di difese che “scattano” di fronte alla prospettiva spesso terrorizzante del cambiamento e che il terapeuta ha il compito di indagare. Anche le resistenze, infatti, sono parte integrante della psicoterapia psicodinamica e permettono di ottenere informazioni preziose per comprendere il cuore del problema.
Si arriva così a far riemergere tutto quel che rappresenta l’unicità della persona e la sua irrepetibilità. Il terapeuta è un compagno che affianca il paziente lungo tutto il percorso, non sostituendosi a lui nella ricerca delle soluzioni, ma aiutandolo a trovare all’interno di sé gli strumenti necessari a costruire il proprio benessere psicologico ed emotivo nel rapporto con sé stessi e con gli altri.