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Psicologia / Psicoterapia
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All’interno della terapia di gruppo Yalom individua 11 fattori terapeutici: infusione della speranza, universalità, informazione-guida, altruismo, ricapitolazione correttiva del gruppo primario familiare, tecniche di socializzazione, comportamento imitativo, apprendimento interpersonale, coesione, catarsi, fattori esistenziali. Questi fattori sussistono a prescindere dal tipo di orientamento e modello teorico adottato durante la seduta di terapia di gruppo.
- L’infusione di speranza avviene tra gli stessi membri del gruppo, che si incoraggiano a vicenda; l’universalità consiste nella percezione di poter condividere tutti i sintomi;
- l’informazione deriva dalla natura plurima del gruppo, poichè la presenza di molti individui consente il chiarimento e l’acquisizione di nuove informazioni su molti problemi condivisi;
- l’altruismo si sperimenta nella possibilità di essere reciprocamente di aiuto;
- la ricapitolazione correttiva non è altro che la possibilità – attraverso il sottile gioco del transfert e controtransfert che si attiva all’interno della dimensione plurale – di rivivere scene e vissuti familiari e cambiarne il finale grazie all’apporto di un esperto terapeuta;
- lo sviluppo di tecniche di socializzazione si attua grazie alla funzione di “specchio” rivestita dagli altri, che con le loro risposte ai nostri comportamenti ci inducono ad una maggiore autoriflessione;
- il comportamento imitativo si innesca nel momento in cui si osserva e si prende come modello di riferimento del proprio agire i comportamenti, valutati positivamente, degli altri e del terapeuta;
- l’apprendimento interpersonale è un processo di raggiungimento della consapevolezza attraverso l’autosservazione, la riflessione e il successivo cambiamento delle proprie modalità di interazione;
- la coesione di gruppo è la percezione di trovarsi in un ambiente sociale di cui si fa interamente parte;
- la catarsi è un tipo di liberazione che si esperisce attraverso l’immedesimazione nell’altro;
- i fattori esistenziali non rappresentano un elemento di cambiamento, ma una base fondamentale da cui partire per vivere glie venti avversi con maggiore serenità.
Yalom ritiene, infatti, che la sintomatologia psicologica trovi la sua causa scatenante nelle relazioni sociali e che attraverso di esse si manifesti: il gruppo diviene, allora, luogo privilegiato entro cui l’individuo può esplorare il proprio comportamento interpersonale, imparare a divenirne consapevole e modificarlo gradualmente, vivendo l’esperienza entro un contesto che ripropone la realtà esterna. Ciò è possibile proprio grazie all’apprendimento interpersonale che si verifica all’interno del setting gruppale, il quale riproduce in miniatura l’universo relazionale del singolo, attraverso diverse fasi.
L’apprendimento interpersonale nella terapia di gruppo
In primo luogo l’individuo che partecipi ad una terapia di gruppo si troverà ad agire e comportarsi secondo i propri schemi abituali, esibendo in modo manifesto la propria patologia; grazie al focus su di sé, all’autoriflessione e all’attenzione rivolta alle reazioni degli altri egli può raggiungere una più profonda consapevolezza riguardo il proprio comportamento. Conseguenza di ciò è anche la comprensione della propria responsabilità: ciascuno è autore del proprio mondo interpersonale e, di conseguenza, può agire in positivo per cambiarlo. Non si tratta, però, di una consapevolezza che viaggia semplicemente a livello razionale, anzi, nelle pagine di “Teoria e pratica della psicoterapia di gruppo” Yalom sottolinea come l’intensità della consapevolezza sia legata a doppio filo all’affetto collegato all’interazione, alla carica emotiva di cui è investito lo scambio all’interno del gruppo. Perché l’apprendimento possa avere la sua efficacia l’aspetto fondamentale è quello esperienziale, non quello intellettuale.
A partire da questi presupposti l’individuo comincerà ad avviarsi verso il cambiamento, la cui portata dipende da diversi fattori tra i quali la motivazione del paziente stesso al cambiamento, dalla quantità di disagio provato per il proprio comportamento non adattivo, dall’importanza che egli attribuisce al gruppo e dal suo coinvolgimento in esso e, infine, dalla rigidità della struttura del carattere. Quando il cambiamento avviene, tuttavia, si innesca un circolo virtuoso, prima all’interno del gruppo ove si possono valutare i feedback e le reazioni degli altri componenti: l’accettazione che si sperimenta fa diminuire l’ansia sociale e aumentare l’autostima, rafforzando il nuovo comportamento che potrà così essere portato all’esterno, nella vita di tutti i giorni. Si creerà così una sinergia tra quanto sperimentato nel gruppo e l’esterno, cosicché ben presto la terapia si renda del tutto superflua, avendo consentito all’individuo di ritrovare la propria autonomia e di costruire relazioni soddisfacenti e prive delle distorsioni che avevano avuto in precedenza. L’apprendimento interpersonale ha avuto efficacia e il suo effetto si protende al di fuori dell’ambito terapeutico.
Potremmo concludere allora con le parole di Fonagy, citate dallo stesso Yalom <<Il recupero dell’esperienza passata può essere utile, ma la comprensione del modo in cui ci si relaziona oggi con l’alro è la chiave per il cambiamento. Per questo potrebbe essere necessaria una trasformazione nella rappresentazione di sé e dell’altro e ciò può essere compiuto efficacemente solo nel processo del “qui e ora”>> (Fonagy, Kachele, Krause, Jones, Perron e Lopez, 1999).
Terapia di gruppo: l’apprendimento interpersonale
ultima modifica: 14/02/2017
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